giovedì 29 aprile 2010

Bon anniversaire Ercole


Allo Studio D’Ars di Milano, dal 28 aprile al 24 maggio, è possibile godere di alcune opere di Ercole Pignatelli, definito da Antonio Massari come “il primo pittore italiano”. Pierre Restany scrisse: “vive nel ritmo e nel tempo della leggenda” e ancora “questo canto sarà forse uno degli ultimi rifugi dell’umanità (…) che viene totalmente sfregiata dai fatti di oggi”.


Il suo universo artistico è un passo indietro: le cose tornano ai colori del paesaggio che le ha generate. Le sue donne, che portano al limite la fisionomia umana senza cadere mai nella bruttezza, sembrano pere, mele, alberi, rocce levigate dal mare: carni che riempiono la pelle fino a raggiungere non il limite dell’esplosione; bensì arrivando al punto d’inizio, a quando si era forme in attesa di germogliare. Forme tonde, in armonia fra di loro, matrici di qualcosa che può ricominciare diversamente; ed è nella vicinanza esteriore tra le superfici dei tondeggianti corpi umani con quelle dei tronchi sferici di un bosco che si rintraccia una somiglianza interiore: la vita.


Il ritratto di un mondo che è ancora mondo, o che è un prima-del-mondo così come lo intendiamo oggi, quando le categorie della coscienza, e della conoscenza, non lo avevano determinato ad essere cose, strumenti, persone.


Riavvolgendo il nastro, si va a sbrindellare l’artificiale vedendo dei ferri arrugginiti prendere le sembianze di un rapace.


L’arte di Pignatelli suggerisce un’altra possibilità, tornando al momento della creazione, ponderando diversamente le direzioni da prendere. Risultati pittorici e scultorei, creazioni dell’artista, rappresentanti il momento in cui la creatività doveva ancora iniziare a costruire. Sogni nei quali rifugiarci e da portare dentro di noi, quotidianamente.

(L'articolo verrà pubblicato sul settimanale "Il corriere dell'arte" in uscita il 14 maggio)

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