venerdì 26 febbraio 2010

I due Massari


La signora Letizia, dello Studio D’Ars, conosce Antonio Massari. Lui le raccontò che, quand’era bambino, “restava incantato davanti ai cerchi ed alle macchie colorate della benzina”. Il primo Massari sembra proprio il tentativo di fermare e fissare quei colori e quelle forme liquide.

Luogo comune: il pittore pone dei colori su un foglio o su una tela.
Il primo Massari fa in modo che il foglio bianco si lasci dipingere e che assorba i colori riversati in un recipiente d’acqua. Ribaltamento del luogo comune.

L’acqua, al centro di questa sua fase artistica, è vita. Questo liquido sacro è l’origine della vita, la linfa che ci riempie le membra. Tracce di vita sono rimaste sui quadri del pittore di Lecce.
Opere quali Onde, Onde gotiche e Macchie fanno pensare a delle immagini del corpo umano visto dall’interno. Radiografie. La tecnica aiuta la vita gettandola oltre gli ostacoli. L’acqua è l’inizio della vita e, assieme agli strumenti tecnologici, ne è anche la continuazione.

La pittura del primo Massari non è astratta. È un arte che rappresenta la vita in senso universale: è qualcosa di oggettivo ma di non captabile dal punto di vista umano. Qualcosa di estremamente concreto. Quelle forme liquide fotografano la vita, vista dal punto di vista dell’Universo, nella continuità del suo moto.

Queste onde, colorate e non, vanno a formare le linee di contorno, non perfettamente delineate, di alcuni ritratti. La vita, presentata in modo universale dal primo Massari, dona un’anima ai soggetti rappresentati. La linfa vitale si concretizza in volti e corpi. Questo è il secondo Massari.